mercoledì 8 maggio 2024
La multinazionale anglo-svedese spiega che è superato da altri prodotti più aggiornati. Di recente aveva ammesso la possibilità di una rara grave complicanza, la trombosi trombocitopenica
Vaxzevria, il vaccino di AstraZeneca che l'azienda ha ritirato dal commercio

Vaxzevria, il vaccino di AstraZeneca che l'azienda ha ritirato dal commercio - IMAGOECONOMICA

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L’azienda farmaceutica AstraZeneca ha deciso di ritirare il suo vaccino Vaxzevria contro il Covid-19 in tutto il mondo. Ora non è più commercializzato nell’Unione Europea.

La multinazionale anglo-svedese (con sede principale in Inghilterra, a Cambridge) ha addotto «ragioni commerciali» per questa sua scelta: il prodotto in questione era ormai obsoleto (fu il primo a essere sviluppato in collaborazione con l’università di Oxford), perché essendo disponibili vaccini attivi contro le nuove varianti (comprese le ultime sottovarianti di Omicron) «non c’è più stata domanda per il vaccino Vaxzevria, che di conseguenza non è stato più prodotto né distribuito».

Pertanto, non prevedendo che questo vaccino riceva ulteriore richiesta, AstraZeneca ha deciso di ritirarne l’autorizzazione all’immissione in commercio (Aic) lo scorso 5 marzo a Bruxelles per l’Europa e procederà in modo analogo presso le altre autorità regolatorie nel mondo. Negli Stati Uniti invece il prodotto Vaxzevria non è stato mai autorizzato dalla Food and Drug Administration (Fda).

Vaxzevria è un vaccino a vettore virale (è utilizzato un adenovirus per trasportare nelle cellule una porzione della proteina Spike del Sars-CoV-2), che viene somministrato in due dosi, ed è indicato per i soggetti dai 18 anni in su.

Tra le complicanze indicate come molto rare (un caso su 10mila) dalla Agenzia europea dei medicinali (Ema) nel foglietto illustrativo al momento di autorizzarne l’utilizzo – il 29 gennaio 2021 – figura la trombosi trombocitopenica (Tts), caratterizzata da coaguli di sangue e bassi livelli ematici di piastrine.

E proprio questo raro effetto avverso è stato ammesso da AstraZeneca a fine aprile, durante il processo in corso nel Regno Unito che 51 famiglie avevano avviato con una class action per i danni fisici subiti, che imputavano a Vaxzevria. Nonostante le dichiarazioni della multinazionale, le famiglie hanno però rinunciato alla causa, prevedendo i loro avvocati la concreta possibilità che il ricorso venisse respinto.

Nel nostro Paese si è registrata nel giugno 2021 la morte di una ragazza di 18 anni, Camilla Canepa, dopo la vaccinazione anti Covid-19 durante un open day di AstraZeneca in Liguria.

Per quella vicenda è in corso un processo a Genova per il quale sono imputati cinque medici (quattro di loro per omicidio colposo, tutti per falso ideologico): i pubblici ministeri ritengono che la ragazza avrebbe potuto essere salvata, se fossero state seguite le linee guida che indicavano gli accertamenti necessari per una corretta diagnosi della rara complicanza.

Subito dopo la morte di Camilla, il Comitato tecnico-scientifico (Cts) propose di riservare la somministrazione di Vaxzevria alle persone con più di 60 anni. Il vaccino Vaxzevria non è più da tempo utilizzato in Italia.

AstraZeneca, nel comunicarne il ritiro, ricorda che del suo vaccino sono state fornite 3 miliardi di dosi a livello mondiale e che, secondo alcune stime indipendenti, solo nel primo anno di utilizzo oltre 6,5 milioni di vite umane sarebbero state salvate grazie a Vaxzevria.

Stamattina, intanto, riferisce il quotidiano inglese online Daily Telegraph, dopo l’annuncio del ritiro del prodotto le azioni della società hanno guadagnato valore per circa 3 miliardi di sterline.

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